Il PD rottama Legambiente, in lista solo Realacci

di luca.pistolesi 10 gennaio 2013

Dopo qualche peripezia di troppo, il Partito Democratico ha pubblicato le liste dei candidati alle prossime elezioni politiche. Tra le tante polemiche scoppiate in questi giorni (dalle candidature “impresentabili” a quelle risicate dei socialisti) spicca anche un altro fronte: quello ambientalista. Come molti temevano, i parlamentari ambientalisti uscenti in larga parte non sono stati confermati.

PDvsLegambienteLa questione riguarda in particolare tre personalità di spicco legate a Legambiente, la più importante e influente associazione ambientalista italiana. Si tratta di Ermete Realacci, Presidente di Legambiente dal 1987 al 2003 e oggi Presidente Onorario, Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente dal 2003 al 2007, e Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente dal 1995 al 2007. Dei tre, soltanto Realacci ha ottenuto la ricandidatura: è il 13° in lista nella circoscrizione Lombardia II… Non esattamente una testa di serie.

Della Seta e Ferrante, invece, sono rimasti fuori dalle liste. Ferrante era in Parlamento dal 2006, mentre Della Seta ha completato una sola legislatura: difficile associare la loro dipartita alla rottamazione per motivi di lunga permanenza in Parlamento. D’altra parte, i due ambientalisti hanno deciso di non candidarsi alle primarie per i parlamentari, probabilmente perché non avevano un nome (come Bindi e Finocchiaro) o un radicamento territoriale abbastanza forte da prevalere, e hanno puntato sul listino del segretario.

L’idea che i due potessero essere esclusi era in realtà già nell’aria: il Presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza e altre 200 personalità ambientaliste italiane hanno scritto il 4 gennaio scorso una lettera aperta a Bersani per chiedere di “confermare la rappresentanza ambientalista e allargarla“, a partire dalla riconferma di Realacci, Della Seta e Ferrante. Nel listino di Bersani, però, è finito soltanto Realacci.

La frattura tra il PD e Legambiente rischia di costare cara ad entrambi. Da un lato, il PD perde incisività su un tema importante come la green economy, lasciandolo appannaggio dell’alleato SeL, del MoVimento 5 Stelle e di Rivoluzione Civile. Dall’altro, Legambiente perde quasi interamente il suo legame diretto con il Parlamento.

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