Migliorare l’efficienza energetica dei condomini italiani si può, basta cambiare il meccanismo degli incentivi. Lo sostiene Legambiente, che ha rilanciato il modello inglese delle Energy Service Company (detto ESCo).
Come funziona il modello ESCo
Funziona così: l’impresa sostiene tutti i costi del miglioramento della classe energetica degli edifici senza essere pagata subito. Il committente continuerà a pagare la bolletta piena per alcuni anni, ma godrà di ambienti più salubri e vedrà incrementare il valore del proprio immobile. La differenza tra quello che l’edificio consumava prima e quello che consumerà dopo l’intervento sarà il guadagno dell’impresa, che quindi avrà un profitto maggiore quanto maggiore sarà il risparmio in bolletta.
I limiti degli incentivi “all’italiana”
Con l’attuale meccanismo di incentivi per le ristrutturazioni edili (il vecchio 36%) e per il risparmio energetico (il vecchio 55%) si sono fatti passi avanti decisivi negli ultimi anni, ma soltanto per quanto riguarda le abitazioni mono o bifamiliari: difatti, difficilmente gli attuali incentivi sono fruibili per i proprietari di unità abitative nei grandi condomini. Il problema è tanto più grave se si considera che proprio sull’efficienza energetica dei grandi condomini i margini di miglioramento sono enormi: con interventi piuttosto semplici e poco invasivi si può raggiungere un risparmio di circa il 50% sui consumi per riscaldamento e raffreddamento.
Il limite principale dell’attuale sistema di incentivi è che i soldi necessari per l’intervento sullo stabile devono essere interamente anticipati dai proprietari delle abitazioni: lo Stato infatti rimborsa, in forma di detrazioni fiscali, il 50% della spesa nei dieci anni successivi. Però, quando si sta in condominio, è molto difficile che i vari proprietari abbiano contemporaneamente la possibilità di spendere i soldi che servono per finanziare i lavori. Inoltre, le diverse situazioni personali possono impedire ad alcuni dei condòmini di usufruire delle detrazioni: ad esempio, se qualcuno è disoccupato non può detrarre.
Conclusioni
Il modello delle ESCO ribalta invece l’onere del finanziamento, consentendo da un lato ai condomini di procedere ai lavori anche senza grandi disponibilità iniziali, e dall’altro alle imprese edili di moltiplicare i loro potenziali committenti. Ovviamente, lo Stato deve fare la sua parte, come fa notare anche Legambiente: servono incentivi modulati sulle esigenze delle imprese ESCO (e non più soltanto dei singoli privati) e serve soprattutto un Fondo di Garanzia cui le imprese possano attingere per coprire i costi iniziali.
Fonte: Legambiente.