Pubblicato in: Clima

Clima: Conferenza di Doha, non chiamatelo accordo

di luca.pistolesi 10 dicembre 2012

La Conferenza di Doha sui cambiamenti climatici era destinata a fallire fin dall’inizio, e purtroppo non ha regalato sorprese. I tre argomenti di discussione sul tavolo sono stati abilmente elusi, rimandati o schivati, a seconda della convenienza. Vediamoli in dettaglio.

GLI OBIETTIVI DELLA VIGILIA
Gli Stati si dovevano accordare su tre questioni:
1) Il rinnovo del protocollo di Kyoto nel periodo 2013-2020
2) Un accordo vincolante sulle emissioni per tutti gli Stati a partire dal 2020
3) Il reperimento dei finanziamenti internazionali per il Green Climate Fund, il fondo per la transizione tecnologica dei paesi di ultima industrializzazione

I RISULTATI
1) Il protocollo di Kyoto è stato prolungato da Unione Europea, Svizzera, Norvegia e Australia. Non lo firmeranno invece Canada, Russia e Giappone, che alla vigilia erano dati per incerti e che non si sono mossi dalle loro posizioni. Da questo punto di vista, l’accordo (se così si può chiamare) è una delusione: più che un Kyoto 2, come è stato erroneamente battezzato, avrà il valore di una carta di intenti unilaterale, firmata soltanto da quegli stati che già stanno facendo sforzi per ridurre le emissioni (soprattutto l’Europa), senza alzare l’asticella neanche di un centimetro.
2) Sul fronte più impegnativo, quello del trattato globale sul limite alle emissioni, non si segnalano passi avanti. Gli Stati hanno concordato sulla tempistica, accordo da sottoscrivere entro il 2015 e vincolante dal 2020, ma non sono ancora entrati nel merito.
3) Il Green Climate Fund ha fatto qualche passo avanti: è stato stabilito che avrà sede in Corea, che inizierà la sua attività nella seconda metà del 2013 e che quindi nel 2014 saranno erogati i primi finanziamenti. Inoltre, i Paesi sviluppati si sono impegnati a mantenere almeno il livello di impegno economico profuso per il Fast Start Fund. L’Unione Europea, che ne è già il maggiore contribuente, si è impegnata a trovare altri 6 miliardi di dollari (che si aggiungono ai 7,2 già reperiti): il continuo impegno del Vecchi Continente è forse l’unica buona notizia che ci arriva dal Qatar. Tuttavia non basta: il fondo deve arrivare a 100 miliardi entro il 2020, obiettivo impossibile senza l’impegno degli altri Stati sviluppati, USA in primis, che finora non c’è stato. L’appuntamento ora è fissato per l’anno prossimo, a Varsavia, per la diciannovesima conferenza delle parti.

Fonti: I risultati della Conferenza di Doha

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