La gravissima siccità che ha colpito gli Stati Uniti rischia di generare un sensibile aumento dei prezzi dei cereali in tutto il mondo. Non sarebbe la prima volta, infatti, che avverse condizioni climatiche in una precisa area del globo influenzino negativamente il mercato globale dei generi alimentari. Basti pensare agli effetti che hanno avuto l’ondata di calore e i successivi incendi in Russia nell’estate del 2010, quando la Coldiretti stimò che il prezzo del grano italiano fosse aumentato del 50%, per effetto del blocco delle esportazioni da Mosca.
La situazione non sembra migliore oggi con i cereali statunitensi. Gli States sono infatti il primo esportatore mondiale di prodotti come il mais e i semi di soia, due delle coltivazioni più duramente colpite dalla terribile siccità di quest’anno. La scarsità di precipitazioni da mesi ormai ha messo in ginocchio il settore agricolo di alcuni stati chiave per l’approvvigionamento di cibo e mangimi, l’Iowa e l’Indiana.
Secondo la rivista Scientific American, gli Stati Uniti sono di fronte a uno degli anni più caldi e secchi a memoria d’uomo. In giugno le precipitazioni hanno fatto segnare uno spaventoso -21% rispetto alla media stagionale in Maryland, e non va meglio negli altri stati. Il Dipartimento dell’Agricoltura ha dichiarato lo stato di disastro naturale in 1,300 contee, distribuite in 29 diversi stati, e ha tagliato di molti milioni di tonnellate la produzione di mais e semi di soia prevista per quest’anno.
I prezzi delle due colture danneggiate sono giàschizzati in alto. Dall’inizio di giugno il prezzo di esportazione dei semi di soia americani è cresciuto del 30%, e si pensa che possa crescere di un ulteriore 30% entro un paio di settimane, se il caldo non darà tregua (cosa purtroppo improbabile a sentire le previsioni meteo). Discorso simile si può fare per il prezzo del mais, che ha già raggiunto il suo record storico di 8,16$ per bushel, e che potrebbe arrivare oltre i 9$ in breve tempo.
Secondo gli analisti, le prime nazioni a subire le conseguenze dell’aumento dei prezzi saranno Cina e Messico, i due principali importatori. Tuttavia, va ricordato che gli Stati Uniti esportano il 53% del mais mondiale e il 43% dei semi di soia: ciò vuol dire che gradualmente la scarsità di risorse e il relativo aumento di prezzo si diffonderà anche alle altre aree del Mondo.