Dove saranno costruite le nuove centrali nucleari italiane? La domanda sorge spontanea di fronte all’intento del Governo Berlusconi di proseguire sulla strada del ritorno al nucleare. E’ ovviamente ancora prematuro definire con certezza i luoghi, però è possibile ragionare sui criteri di selezione dei nuovi siti.
In primo luogo, è del tutto improbabile che le eventuali nuove centrali vengano costruite al posto di quelle dismesse negli anni ’80, per diversi motivi: innanzitutto, le popolazioni che già subirono la costruzione delle centrali trent’anni fa e che ancora oggi ospitano questi ruderi in larghissima parte non ancora bonificati dalle scorie non accetterebbero mai di ospitarne delle nuove. Un esempio per tutti è la centrale di Caorso, in Provincia di Piacenza, dove in questi mesi si sta finalmente ultimando il trasporto delle scorie in Francia e si deve ancora cominciare lo smantellamento vero e proprio. Il Sindaco di Caorso, d’accordo con le autorità regionali emiliano-romagnole, ha già fatto sapere che i suoi cittadini non sono disposti a ospitare un’altra centrale. Inoltre, ripristinare le vecchie centrali avrebbe un costo molto più alto che non smantellarle e costruirne di nuove altrove.
Il secondo criterio imprescindibile è la sicurezza dal rischio sismico. E’ evidente che le nuove centrali non potranno essere costruite in zone altamente sismiche, come ad esempio la Calabria, il Friuli-Venezia Giulia o l’Abruzzo, perché in caso di forte terremoto si dovrebbe fare i conti anche con il rischio di contaminazioni. Dunque, le Regioni più papabili potrebbero essere quelle del Nord Ovest e la Sardegna, storicamente poco colpite dai sismi.
Bisogna però tener conto anche di un terzo criterio, tutto politico. “Almeno fino ad un nuovo intervento sulla Costituzione che modifichi il dettato dell’art. 117, produzione, trasporto e distribuzione dell’energia sono materie a legislazione concorrente, in cui cioè l’intervento dello Stato non può che limitarsi a determinare i principi generali, mentre la puntuale disciplina del settore spetta alle Regioni“.(1) Difatti, la Regione Emilia-Romagna, insieme a tante altre Regioni, hanno fatto ricorso alla Corte Costituzionale per richiedere l’incostituzionalità del Decreto Sviluppo, nel quale il Governo si assumeva il diritto di imporre la costruzione delle centrali anche su territori sui quali gli enti locali avessero espresso parere negativo. Ora bisognerà attendere la pronuncia della Consulta.
Vi è infine un criterio “di opportunità” che ci sentiamo di rilanciare. Tutte le regioni hanno bisogno di energia, ma non tutte nella stessa misura. E’ ragionevole pensare che la responsabilità della costruzione delle nuove centrali e dello stoccaggio delle scorie prodotte ricada sulle Regioni che più sentono il bisogno di un ritorno al nucleare e che più ne trarrebbero beneficio.