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Biodiversità: la Costa Rica sta per bandire la caccia sportiva

di luca.pistolesi 4 ottobre 2012

La Costa Rica vuole bandire la caccia come sport: la riforma ha già ottenuto il primo sì dal parlamento e potrebbe essere presto definitivamente approvata. In questo modo, il piccolo stato diventerebbe il primo dell’America Latina a lasciarsi definitivamente alle spalle la caccia. Ciò servirebbe in primo luogo a preservare lo straordinario patrimonio di biodiversità costaricano, che vanta migliaia di specie vegetali e animali rarissime e a rischio di estinzione.

Basti pensare che il solo Parco Nazionale del Corcovado, che protegge oltre 400 specie ornitologiche e 140 specie di mammiferi, è considerato una delle zone più ricche di biodiversità del Pianeta. Il Parco ospita tra l’altro la più grande colonia di pappagalli Ara Macao di tutto il Costa Rica, oltre a giaguari, coati (una specie di procione), bradipi, formichieri giganti, scimmie, cinque specie di felini endemici, gufi dagli occhiali, pecari (mammiferi simili al cinghiale), tucani, rane  e coccodrilli.

Il divieto di caccia sportiva ha anche una preziosa implicazione economica: difatti, proteggere la biodiversità vuol dire per il Costa Rica proteggere la propria principale ricchezza e fonte di sostentamento. Proprio grazie alla straordinarietà dei suoi parchi naturali, il piccolo stato centroamericano attira ogni anno oltre 300mila visitatori, con un’industria turistica in continua espansione, che è diventata ormai la più importante del paese.

Il Costa Rica non è nuovo a iniziative all’avanguardia in fatto di tutela dell’ambiente. E’ di soli tre mesi fa la notizia che il governo di San Josè si è impegnato ad azzerare le emissioni complessive di CO2 entro il 2021: un obiettivo ambizioso ma raggiungibile, che renderebbe il Costa Rica la prima Repubblica Carbon Neutral. Il progetto punta in particolare sull’eolico per sostituire gli impianti a combustibili fossili, e sul reimboschimento per compensare le emissioni non eliminabili.

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