Il numero e l’impatto dei disastri di origine naturale o tecnologica in Europa sono cresciuti sensibilmente nel periodo 1999-2009. Lo rivela un’indagine della European Environmental Agency, l’agenzia per l’ambiente dell’Unione Europea. Il rapporto tiene conto sia dei disastri di origine meteorologica (dalle tempeste, agli incendi boschivi alle ondate di calore), sia degli eventi idrogeologici (frane, alluvioni, terremoti, vulcani, valanghe), sia dei disastri di origine tecnologica (fuoriuscite di petrolio, esplosioni, contaminazioni).
L’EEA dichiara che “non sono quantificabili precisamente le perdite attribuibili ai cambiamenti climatici, ma le previsioni dicono che gli eventi dovuti a condizioni meteorologiche estreme stanno aumentando e continueranno ad aumentare, in intensità e in frequenza, anche negli anni a venire”.
Il rapporto quantifica in circa 100.000 le vittime dei disastri nel periodo ’99-’09, con oltre 11 milioni di persone coinvolte e una perdita economica per gli stati dell’Unione di circa 150 miliardi di euro. La maggior parte delle vittime è dovuta alle ondate di calore, in particolare quella dell’estate del 2003, in cui sono state stimate nell’Unione circa 77.000 vittime. A livello economico, invece, gli eventi più costosi sono le alluvioni (con oltre 52 miliardi di perdite) e le tempeste (con 44 miliardi).
Per quanto riguarda i terremoti, nel periodo considerato essi hanno causato 19.000 vittime, ma non sono stati registrati incrementi significativi nella violenza o nella intensità degli eventi. I disastri di origine tecnologica, pur riguardando un numero limitato di eventi, sono molto significativi in termini di impatto ambientale, come nel caso delle fuoriuscite di petrolio dalle petroliere Erika (nel 1999) e Prestige (nel 2003), che hanno causato un disastro nei nostri mari che fatica ancora a riassorbirsi.
Fonte: EEA.