Pubblicato in: Clima, Pianeta News

Attenzione! Anche i fiori possono inquinare

di luca.pistolesi 15 luglio 2009
By Terry Grealey

By Terry Grealey

Anche i fiori inquinano. E neanche poco. Non perché emettano gas serra. Non perché sia necessario smaltirli nelle discariche. Semplicemente perché… viaggiano. Il commercio mondiale si basa sul trasporto dei beni. Milioni di persone lavorano nell’industria dei trasporti: paghiamo tanto una rosa (o un biscotto, o qualsiasi altro bene di consumo) non solo perché sia costoso produrla, ma anche perché è costoso farla arrivare dal campo africano alla bottega del nostro fioraio. Se poi è costoso in termini economici, figurarsi a livello di inquinamento ambientale.

Secondo il sito flowerpetal.com, il commercio di fiori per il giorno di San Valentino produce, per la coltivazione e il trasporto, circa 9.900 tonnellate di CO2. Tuttavia, fa notare scientificamerican.com, non è scontato che le rose prodotte in casa siano meno inquinanti di quelle prodotte lontano. Ad esempio, secondo una ricerca dell’Università di Cranfield (Inghilterra), coltivare 12.000 rose in Kenya produce 5,75 tonnellate, mentre ne produce ben 35 in Olanda. Questo perché nei paesi nordici c’è bisogno di serre riscaldate o raffreddate a seconda delle stagioni e di luci artificiali.

Inoltre, altri elementi, anche più elementari e impensabili, influenzano il costo in termini di emissioni di un fiore. Ad esempio, continua scientificamerican.com, il grado di sviluppo del Paese che ospita la coltivazione, e la sua rete infrastrutturale: produrre una rosa in Kenya costa meno anche perché i contadini vanno a lavorare nei campi a piedi, semplicemente perché non posseggono un’automobile, a differenza dei ricchi e comodi coltivatori olandesi.

Dunque è sbagliato comprare fiori? E quali merci allora potremmo comprare? Qual è il senso di queste considerazioni?

Il problema del surriscaldamento globale può essere affrontato solo agendo contemporaneamente a livello globale e a livello locale, o meglio ancora, personale. Devono cambiare gli stili di vita e devono essere problematizzate, e forse messe in discussione, le fondamenta stesse della nostra cultura, a partire dal nostro modo di consumare.

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