Pubblicato in: Casa Ecologica

L'eco-frigorifero sbarca negli States… 15 anni dopo

di luca.pistolesi 25 marzo 2009
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By mioi

Questa è la storia di una battaglia cominciata all’inizio degli anni novanta e non ancora conclusa. A combatterla da un lato c’è Greenpeace, la più influente organizzazione ambientalista del mondo. Dall’altro, come al solito, le multinazionali; in particolare, i grandi produttori di frigoriferi.

All’inizio degli anni novanta gli ambientalisti di tutto il mondo erano preoccupati dalla dispersione di calore dovuta al gigantesco buco nell’ozono. Gli scienziati avevano scoperto che alcuni gas utilizzati per i sistemi di raffreddamento dei normali frigoriferi ne erano la causa principale e avevano invitato i governi a prendere provvedimenti. Con la firma sul Protocollo di Montreal, gli stati più industrializzati si impegnarono a limitare l’impiego di gas come i clorofluorocarburi. Purtroppo però lasciarono la libertà ai produttori di scegliere la tecnologia alternativa più adatta. Il risultato fu che i gas che distruggevano l’ozono furono sostituiti con i gas serra: proprio gli stessi che, insieme alla CO2, stanno surriscaldando il pianeta.

Con un balzo d’ingegno straordinario, la sezione tedesca di Greenpeace realizzò nel 1993, cioè ben prima che la teoria dell’effetto serra fosse anche solo accennata, un progetto di un frigorifero completamente innocuo dal punto di vista ambientale, che combinava solo CO2, idrocarburi e ammoniaca. Non solo: per convincere le multinazionali a investire su questa tecnologia, denominata “Greenfreeze”, Greenpeace raccolse oltre 70.000 firme di consumatori che si dichiararono pronti a sostituire il loro frigorifero con uno eco-compatibile. Da allora, tutti i più grandi produttori di apparecchi di refrigeramento convertirono una parte sempre maggiore della loro produzione, un po’ ovunque nel mondo: dalla Germania a tutta l’Europa occidentale, per arrivare alla Cina, al Sudamerica e al Giappone. In soli dieci anni, più di cento milioni di Greenfreeze furono sostituiti ai vecchi modelli in tutto il mondo. Tranne che negli Stati Uniti.

I produttori americani hanno fatto per anni fronte comune per impedire la diffusione della tecnologia negli States. Ma il vento sembra finalmente essere cambiato. Le prime crepe nel muro si sono viste quando multinazionali americane del calibro di Ben & Jerry’s (produttori di gelati) e Mc Donald’s hanno sostituito i refrigeratori della loro catena con quelli di nuova generazione. È di queste ultime settimane, inoltre, la stoccata che potrebbe risultare definitiva: Bosch, super-multinazionale dell’elettronica, ha infatti stipulato un patto con GreenPeace Messico e ha già messo in commercio i primi modelli di Greenfreeze del Nord America. Senza dubbio, le altre multinazionali dovranno accodarsi.

Due osservazioni: la prima è che il Paese più ricco del mondo, dopo anni in cui ha percorso una strada tutta sua, dà segnali di ravvedimento. La seconda: Greenpeace, come molte altre associazioni ambientaliste, lavora per risolvere problemi che riguardano tutti noi, e con un po’ di fortuna e tanta perseveranza può persino vincere qualche battaglia prestigiosa.

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