Pubblicato in: Nucleare

Frenata sul nucleare: le nuove centrali sarebbero sicure?

di luca.pistolesi 22 marzo 2011

Il Governo italiano ha infine deciso di frenare sul nucleare, accettando di rimettere tutto in discussione, come invece non aveva fatto all’inizio della crisi nucleare giapponese. Anche Veronesi, senatore del Pd e favorevole al ritorno all’atomo, ha auspicato una pausa di riflessione sulla sicurezza degli impianti. Bene, allora, cominciamo a ragionare.

Le centrali che dovrebbero essere costruite in Italia sono di cosiddetta terza generazione. Attualmente non ne esistono di funzionanti: ce ne sono due in costruzione nel mondo, una in Finlandia e una in Francia. I reattori di terza generazione si basano su un’evoluzione di quelli di seconda (che rappresentano la quasi totalità dei reattori oggi funzionanti). In particolare, assicurano i sostenitori del nucleare, sono aumentate esponenzialmente le misure di sicurezza.

In particolare, le centrali di terza generazione avranno quattro diversi dispositivi di raffreddamento del nocciolo, in modo che se anche ne fossero danneggiati tre, il quarto impedirebbe la fusione. Pur ammesso che le misure di sicurezza possano essere aumentate in maniera sensibile con il ricorso ai reattori di nuova generazione (i sostenitori del nucleare dicono di 400 volte), gli incidenti nucleari come quello di Fukushima sono causati dalla combinazione di tre fattori non eliminabili: malfunzionamento tecnologico, errore umano e disastri naturali. Come dice Jan Beranek di GreenPeace, “Nessuno poteva pensare che succedesse quello che è successo a Fukushima. Per ciascun reattore nucleare che possiamo immaginare, c’è sempre uno scenario che oggi non ci aspettiamo, ma che può realizzarsi nel futuro in certe circostanze, nel quale si verificano danni al reattore e fuga di radiazioni”.

Come già sostenuto da 1200 ricercatori e scienziati italiani nel 2008, il nucleare è una tecnologia “intrinsecamente insicura”. Aumentare gli standard di sicurezza può ridurre la frequenza degli incidenti, ma non può eliminarne la possibilità.

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