Pubblicato in: Rifiuti

Il decalogo per ridurre i rifiuti domestici

di luca.pistolesi 30 novembre 2009
By jpstanley

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Legambiente ha presentato il decalogo per prevenire la produzione di rifiuti domestici, nell’ambito delle iniziative per la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti. Nel weekend scorso l’associazione ambientalista ha organizzato in tutta Italia presidi all’interno dei supermercati per promuovere le quattro R della spesa amica del Pianeta: “Riduzione, Riutilizzo, Riciclo, Recupero di energia“. Gli attivisti hanno svuotato all’uscita i carrelli mostrando quanti imballaggi inutili portiamo a casa ogni giorno: rifiuti che potremmo non produrre affatto comperando prodotti sfusi, dalla carne ai formaggi, dalla frutta alla verdura, passando per i cereali e i detersivi, che i supermercati potrebbero servire alla spina.

Nel 2008, secondo il Conai – Consorzio Nazionale Imballaggi, la quantità di packaging immessa al consumo è stata di 12,2 milioni di tonnellate, di cui il 59,5% è stato avviato a riciclo – grazie soprattutto alle raccolte differenziate nelle regioni del Nord Italia – e il 9% al recupero energetico. Nonostante i grandi passi in avanti fatti negli ultimi 10 anni sul fronte del recupero, il 31,5% degli imballaggi prodotti – pari a circa 3,8 milioni di tonnellate – viene ancora smaltito in discarica. Legambiente ha dunque lanciato un decalogo anti-rifiuti:

1.       Utilizzare le borse di tela o quelle di plastica biodegradabile al posto degli shopper in plastica tradizionale, per poi utilizzarli più e più volte.
2.       Acquistare verdura e frutta sfusa e non quella confezionata nelle vaschette di plastica. Fare lo stesso con gli affettati, le carni e i formaggi.
3.       Bere l’acqua di rubinetto, invece di quella in bottiglia
4.       Scegliere i prodotti confezionati in imballaggi riciclati o facilmente riciclabili, come quelli mono-materiale, evitando le confezioni multi materiale (come quelle composte da carta e plastica insieme).
5.       Evitare i piatti e bicchieri di plastica o, se proprio occorrono, utilizzare quelli in materiale biodegradabile.
6.       Laddove possibile, scegliere detersivi, detergenti, pasta e legumi distribuiti alla spina per riutilizzare lo stesso contenitore.
7.       Scegliere prodotti con la margherita europea (Ecolabel), il marchio di certificazione concesso ai prodotti che nel loro ciclo di vita hanno prodotto il minor impatto ambientale.
8.       Evitare il superimballaggio delle porzioni mono dose, scegliendo il formato famiglia
9.       Acquistare il latte dai distributori alla spina, riutilizzando le bottiglie in vetro.
10.      Usare sempre le pile ricaricabili anziché quelle usa e getta.

3 risposte a “Il decalogo per ridurre i rifiuti domestici”

  1. ANNA ha detto:

    PLASTICA: QUANTO NE SAPPIAMO?

    Ogni anno si producono in Italia circa 2.300 kilotonnellate (2.300.000 tonnellate) di imballaggi in plastica sotto forma di bottiglie, flaconi, pellicole in polietilene, vaschette, involucri in polistirole etc..
    Una volta utilizzata tale enorme massa di imballaggi dovrebbe prendere la via del riciclo. Secondo i dati forniti dal Conai e dal consorzio di settore Corepla viene riciclato circa il 60% degli imballaggi immessi sul mercato. Tale dato dato rappresenta la sommatoria dei rifiuti di imballaggio avviati al riciclo effettivo e quindi a divenire Materia Prima Seconda (circa il 30%) e di tutti quei rifiuti in plastica che possono essere riutilizzati solo per il recupero energetico sotto forma di combustibile per i termovalorizzatori.
    E’ evidente, come evidenziato anche dagli sforzi posti in essere dall’attività delle Commissione Europea nella promozione di nuove strategie comuni sulle materie prime, che ripensare il rifiuto in termini di “risorsa economica” implica la necessità di riformulare i criteri alla base della raccolta differenziata.
    IL RIFIUTO: DA PROBLEMA A RISORSA.
    Se si pensa il rifiuto in termini di MATERIA PRIMA SECONDA, la raccolta differenziata dovrà essere finalizzata all’ “estrazione” di tale materia prima e quindi improntata a criteri di economicità, efficienza e rimuneratività dell’attività svolta. In termini concreti: ottenere materiale per il riciclo di alta qualità economizzando al massimo i costi di raccolta e smistamento.
    Per quanto riguarda il recupero degli imballaggi in plastica, negli ultimi anni si è assistito al fenomeno opposto: l’aumento della raccolta differenziata ha comportato un notevole peggioramento della qualità dei rifiuti conferiti con conseguente aumento dei costi di smistamento. E’ evidente che invertire questa tendenza non può che tradursi in un notevole vantaggio per tutte le parti in causa: comuni, cittadini, intermediari incaricati della raccolta dei rifiuti e non ultimo l’AMBIENTE.
    Il servizio di raccolta dei rifiuti rappresenta per i comuni un costo che ultimi riversano necessariamente sui cittadini in termini di T.I.A. (Tariffa Igiene Ambientale) o T.A.R.S.U. (Tassa smaltimento Rifiuti Solidi Urbani). I rifiuti costituiti da imballaggi intercettati con la raccolta differenziata vengono remunerati ai comuni secondo corrispettivi stabiliti dagli accordi ANCI-CONAI per le rispettive filiere (carta, plastica, alluminio etc) in base alla qualità del materiale raccolto dedotti i costi di ritiro,riciclo e recupero.
    Cosa significa questo? Limitiamoci alla plastica: per ogni tonnellata di plastica raccolta il comune può ricevere da un massimo di € 314,10 a tonnellata in caso di raccolta finalizzata di contenitori per liquidi (bottiglie in PET e flaconi in HDPE) ad un minimo di € 0 nel caso in cui la qualità del materiale conferito sia così bassa da comportare per il comune (e di conseguenza per i cittadini) soltanto l’addebito del costo di smaltimento. Aggiungiamo a quanto già esposto che nel caso della plastica il rapporto volume/peso del dei conferimenti è fortemente squilibrato a sfavore di quest’ultimo con conseguente aggravio dei costi relativi alla raccolta e delle emissioni di CO2 derivanti dal numero di veicoli e di viaggi necessari per il ritiro nel caso di raccolta porta a porta.
    Proprio per ovviare a questi inconvenienti e per offrire a tutti i soggetti coinvolti un prodotto utile, economico, semplice da utilizzare e gradevole a vedersi è nato il mini-compattatore domestico ECOPACK, brevettato, ecologico per i bassissimi consumi energetici che richiede e completamente FATTO IN ITALIA. Vediamone in sintesi i vantaggi:
     per il comune: riduzione dei volumi di bottiglie, flaconi, scatolette, lattine, contenitori in Tetrapak = riduzione dei costi di raccolta e delle emissioni di CO2 = possibilità di riduzione della tariffa rifiuti a carico dei cittadini eventualmente incentivando la raccolta delle plastiche qualitativamente più remunerative;

     per i cittadini: riduzione degli ingombri dei materiali oggetto di raccolta differenziata che spesso costituiscono un notevole disagio, specialmente per chi vive in piccoli appartamenti, magari privi di balconi o di garage dove posizionare i contenitori per la differenziata; incentivazione alla differenziazione ed al riciclo di tutti quegli imballi che possono vivere una seconda vita, possibilità di pagare meno attuando semplicemente una raccolta consapevole e di qualità;

     per l’ente incaricato della raccolta dei rifiuti: meno volume = più peso = meno viaggi = drastica riduzione dei costi e possibilità di migliorare la qualità della raccolta riducendo di conseguenza gli scarti generati dalle attività di selezione e trattamento mantenendo inalterato il valore della plastica di qualità; una gestione più razionale della raccolta = contenimento dei costi.

     PER L’AMBIENTE E L’ECONOMIA: un ausilio concreto ad andare nella direzione del risparmio energetico e dello sviluppo sostenibile: per ogni tonnellata di plastica avviata al riciclo come materia prima secondaria si evita la produzione di circa 3 tonnellate di CO2 equivalenti rispetto all’incenerimento, si incrementa l’approvigionamento sostenibile di materie prime di origine europea, si evitano i costi e l’inquinamento derivanti dall’estrazione, dal trasporto e dalla trasformazione del petrolio necessario alla produzione di materie plastiche vergini andando quindi nella direzione indicata dal protocollo di Kyoto e dalle direttive emanate dalla Comunità Europea.

    A VOLTE ANCHE LE IDEE PIU’ SEMPLICI POSSONO CAMBIARE MOLTE COSE.

  2. rita patrone ha detto:

    Tutte le persone che conosco fanno diligentemente la raccolta differenziata. Parlandone insieme, però, mi sono resa conto che ci sono molti tipi di rifiuti che non si sa
    proprio come smaltire.
    Il nostro Parlamento sforna leggi a mitraglia; perché non
    farne una che obblighi a scrivere su ogni confezione il
    tipo di smaltimento necessario?. Tutto sarebbe risolto senza che il cittadino debba andare a vedere se la plastica è PEt o no. Se i vassoi di polistirolo del supermercato vanno smaltiti nella plastica o nell’indifferenziata e via discorrendo Grazie e cordiali saluti

    • Giovanni ha detto:

      Ottima proposta Rita!
      L’indicazione dei materiali di composizione dovrebbe essere come gli ingredienti per i cibi. Questo aiuterebbe gia’ molto.