“Trivellazioni a basso rischio”: l’errore degli Usa

di luca.pistolesi 6 luglio 2010

By IBRRC International Bird Rescue Research Center

L’Agenzia federale americana per la salvaguardia delle specie in via d’estinzione firmò, nel 2007, una lettera in cui definiva “basso” il rischio di fuoriuscita di petrolio dalle trivellazioni nel Golfo del Messico, e di conseguenza considerava basso anche il rischio che queste potessero mettere in pericolo il delicatissimo habitat di quella zona d’oceano, in particolare in relazione a specie come il pelicano marrone e la tartaruga marina del Golfo. Arriva dunque la conferma che nessuno degli enti preposti, negli Stati Uniti, si era opposto alla decisione di ampliare il parco delle trivellazioni.

La rivelazione proviene dal New York Times, che è giunto in possesso della lettera nella quale la Fish and Wildlife Agency del Governo federale si dichiarava sostanzialmente non preoccupata dall’apertura di nuovi pozzi petroliferi nel Golfo del Messico. Nella lettera, l’Agenzia sottoscrisse le valutazioni del Mineral Service, l’ente federale preposto alla progettazione delle trivellazioni, che prevedeva un ipotetico rischio per l’habitat solo a fronte di una fuoriuscita dai 1.000 ai 5.000 barili di petrolio. Un po’ troppi, per un ente che avrebbe dovuto vigilare sulle specie in via d’estinzione (e comunque infinitamente meno dei centinaia di migliaia di barili che ora realmente sono finiti nelle acque del Golfo).

Negli Usa monta dunque la polemica, non tanto nei confronti di Barack Obama (che nel 2007 era ancora soltanto un senatore), quanto piuttosto verso le Agenzie governative, che avevano il dovere di sorvegliare e che, per interesse o per negligenza, non l’hanno fatto.

Fonte: New York Times.

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