Il Brasile ha subìto un gravissimo black out nella notte tra il 10 e l’11 novembre: intorno alle 22 è saltata la corrente in almeno otto stati del Paese. A partire dalle 22 sono rimaste al buio per tre ore circa 40 milioni di persone, tra le quali gli abitanti delle due megalopoli Rio de Janeiro e San Paolo. Il black out ha messo in crisi i trasporti cittadini, spegnendo tutti i semafori, ha paralizzato gli aeroporti e le comunicazioni di telefonia mobile. La gente si è riversata nelle strade, i ristoranti hanno chiuso in anticipo e si temeva potessero ripetersi atti di sciacallaggio, come spesso avviene in emergenze simili. Per fortuna, però, il guasto è stato aggiustato in breve tempo e il Paese è lentamente tornato alla normalità.
La colpa del black out, secondo il governo di Brasilia, è da attribuirsi ad un gravissimo problema alla centrale idroelettrica della diga di Itaipù, posta sul fiume Paranà. Itaipù è la seconda più grande centrale idroelettrica del mondo, dopo quella delle Tre Gole in Cina, e con le sue venti turbine da 700 MW l’una rifornisce il 30% dell’energia complessiva consumata in Brasile, circa 90 milioni di gigawattora all’anno. Il black out ha riguardato anche il Paraguay, che da Itaipù dipende invece per oltre il 90% del suo fabbisogno energetico: difatti la diga è stata costruita al confine tra i due Stati. Tuttavia, il black out per il Paraguay è durato soltanto 15 minuti, perché una sola turbina di Itaipù è in grado di rifornire di energia tutto il piccolo Paese sudamericano.