Pubblicato in: Treno

Tav Torino-Lione: le ragioni del sì e del no

di luca.pistolesi 4 ottobre 2011

La tratta ferroviaria ad Alta Velocità Torino-Lione suscita da anni grandi polemiche. A livello politico, il centrodestra è sempre stato a favore dell’opera. Per il centrosinistra il discorso è più complesso: fu uno dei terreni di scontro più duri del passato governo Prodi, in cui convivevano anime convintamente pro-Tav (lo stesso Prodi, l’area centrista del centrosinistra e gran parte degli allora Ds, compresi i piemontesi Chiamparino, Bresso e Fassino) e No-Tav (la sinistra intransigente, da Rifondazione ai Verdi ai Comunisti Italiani). Oggi che gran parte di questi partiti non esistono più, gli unici referenti politici del movimento No-Tav sono rimasti Sinistra Ecologia e Libertà di Vendola e il Movimento Cinque Stelle di Grillo, entrambi attualmente fuori dal parlamento. Parziale eccezione va fatta per l’Italia dei Valori, che è a favore dell’infrastruttura, ma si è schierata dalla parte dei manifestanti nel corso degli scontri con la polizia di qualche settimana fa.

Al di là degli schieramenti politici, la Tav è una questione sulla quale si continua a discutere. Raramente però le ragioni del sì e del no sono state espresse con chiarezza. Tentiamo qui di elencare quelle che ci sembrano più convincenti, sperando di suscitare un dibattito civile. In fondo all’articolo potrete trovare i link ai siti che meglio spiegano le due posizioni.

Le ragioni del No alla Tav Torino-Lione:

1) La Tav costerà troppo, in un momento in cui lo Stato taglia la spesa per pensioni, istruzione ed Enti locali. Secondo il preventivo, costerà tra i 12 e i 13 miliardi di euro, ma in Italia quasi sempre il consuntivo finale risulta essere molto più alto. A questi soldi vanno aggiunti gli interessi da elargire alle banche che finanzieranno l’opera (nell’ordine di 4 miliardi in 30 anni). Sarebbe meglio destinare i fondi ad altre priorità, anche di tipo infrastrutturale.

2) Continuerà a costare: una volta che sarà attiva, la linea Torino-Lione avrà un bilancio largamente passivo, secondo le stime di oggi che vedono il traffico di merci su rotaia in calo da almeno 10 anni. Ciò vuol dire che l’infrastruttura continuerà a pesare sulle casse dello Stato (e quindi di noi tutti) anche quando sarà stata completata.

3) L’opera è inutile: l’infrastruttura non è una priorità per l’Italia. E’ vero che l’Europa chiede all’Italia di aprire il cosiddetto “Corridoio 5”, ma la richiesta è già stata soddisfatta con il potenziamento della Linea Storica Torino-Modane, sulla quale viaggiano anche i TGV (treni ad alta velocità francesi). Inoltre, la linea storica è largamente sottoutilizzata rispetto alla sua capacità, tanto che i treni per Lione sono stati cancellati nel 2004 perché erano in passivo ogni anno.

4) L’opera arrecherà danni al territorio della Val Susa, già tagliata dall’Autostrada del Frejus e dalla Linea Storica. Cantieri decennali, decine di migliai di metri quadrati “regalati” alla ferrovia, con numerosi tunnel e interramenti: l’infrastruttura cambierebbe per sempre l’equilibrio idrogeologico, ambientale, urbanistico e più in generale la vivibilità dell’area.

5) Dalla grande opera guadagnerebbero soltanto poche imprese, legate a doppio filo ai partiti politici da interessi economici e, spesso, in odore di mafia.

 

Le ragioni del Sì alla Tav Torino-Lione:

1) L’Europa ce lo chiede: l’infrastruttura fa parte di un progetto europeo di potenziamento della rete di trasporto merci ad alta velocità. In particolare, si tratterebbe di una parte minima del tracciato che da Lisbona attraverserà la Spagna, il Sud della Francia, il Nord Italia, e poi Slovenia, Ungheria e Ucraina. Fa parte dunque di un accordo internazionale tra governi, volto a rilanciare il trasporto su rotaia in UE, piuttosto che quello su gomma, che inquina molto di più.

2) L’Europa finanzia una parte dell’opera, se questa parte in tempi rapidi. Difatti, sono già stati stanziati 671 milioni di euro da Bruxelles (circa il 5% del preventivo). Inoltre, i costi dell’opera sono in linea con quelli di opere simili realizzate in giro per l’Europa. Infine, se ci tiriamo indietro ora, dopo aver siglato tutti i contratti internazionali, dovremo risarcire lautamente le nostre controparti.

3) La nuova linea porterà sviluppo. Se il traffico merci è calato finora lo si deve a due ragioni: primo, i lavori di ammodernamento della Linea Storica, che hanno costretto a usare alternativamente in entrambe i sensi un solo binario. Secondo, perché gli attuali treni merci sono efficienti se viaggiano in pianura: il tunnel del Frejus (inaugurato nel lontano 1871) corre tra i 1.100 e i 1.300 metri di altitudine, il nuovo traforo correrà invece all’altezza della valle. Una volta ultimata la Tav, la Linea Storica sarà liberata dalle merci (che passeranno solo sotto terra), e sarà dedicata ai soli passeggeri.

4) Prima o poi, dovremo mettere mano ai nostri collegamenti con la Francia. Per quanto ancora potremo considerare il Frejus sufficiente? Se interveniamo ora, lo facciamo con l’aiuto di Francia ed Europa, se aspettiamo saremo da soli.

APPROFONDISCI SU:

Il sito del comitato No Tav

Blog Torino-Lione

Lettera di Mario Virano ai piemontesi, (Commissario di Governo per la nuova linea Torino-Lione)

2 risposte a “Tav Torino-Lione: le ragioni del sì e del no”

  1. Linda ha detto:

    Ieri si è svolto un interessante convegno al Politecnico di Torino a cui hanno partecipato professori e specialisti di vari settori che appoggiano i No Tav. Questi esperti hanno portato all’attenzione di tutti i danni che un’opera come la Tav può provocare, argomentando la loro tesi con dati e casi reali. Sto parlando di professionisti che si sono messi in gioco perchè convinti dell’inutilità e della pericolosità di questa enorme opera che concentra su di sè forse troppi interessi politici ed economici.

    I punti salienti del convegno sono riportati in questo articolo http://www.quotidianopiemontese.it/2011/10/06/al-politecnico-le-cifre-degli-esperti-che-dicono-no-alla-tav/

  2. fulvio ha detto:

    E’ ora di finirla con tutti quelli che ostacolano il progresso con argomenti spesso ridicoli. L’Italia non può rimanere ai tempi di “Peppone e Don Camillo”,dove con treni e panche interne di legno,ci volevano giorni per attraversare il paese. Le grandi opere stradali e ferroviarie vanno fatte per gli innumerevoli vantaggi e forse la legge obbiettivo con le leggi italiane è fin troppo permissiva con chi si oppone a ciò. Polizia poco interventista e burocrazia faziosa completa il quadro in modo negativo. Occorrerebbero interventi forti,repressivi e risolutivi per tutti coloro che vogliono bloccare i cantieri,allora sì che nessuno più oserebbe fare ciò che è accaduto in Val di Susa.A volte la libertà e la democrazia permette l’anarchia più assoluta e va affrontata.Spero cambi qualcosa,siamo troppo indietro rispetto ad altri paesi e va colmato questo vuoto.