Legambiente: le grandi opere servono solo ad arricchire Impregilo

di luca.pistolesi 6 novembre 2009
By coccodrillo

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Legambiente tuona contro il Governo e il Cipe, Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, che ha approvato gli stanziamenti per la costruzione del Ponte sullo stretto di Messina e del Terzo Valico ferroviario tra Milano e Genova. Gli stanziamenti ammontano, per ora, a 1,8 miliardi di euro, di cui 1,3 per il ponte e 5oo milioni per il valico. Fondi che, vale la pena ricordarlo, non sono che una minima parte di quelli necessari a portare a compimento le opere.

Difatti, come abbiamo già ricordato, il Ponte sullo stretto costerà, secondo le previsioni, circa 6 miliardi di euro, di cui il 60% dovrebbero provenire da investimenti privati. Legambiente, in un comunicato, si chiede come possa il Governo stanziare questi fondi ora che “non si ha ancora un progetto definitivo e manca lo studio di fattibilità economica”, e come possa questa situazione attrarre i necessari investimenti privati.

Una situazione ancora più grave, poi, è quella del Terzo Valico, per il quale sono stati stanziati quest’anno 500 milioni di euro, quando la spesa complessiva prevista è di 5,1 miliardi. Inoltre, la quota ulteriore di finanziamento per i prossimi tre anni è di soltanto 150 milioni all’anno: vale a dire, fa notare Legambiente, che a questi ritmi il cantiere durerà “nella migliore delle ipotesi 30 anni”. Un cantiere infinito di cui ora davvero facciamo fatica a capire il senso.

Legambiente e noi con lei ci chiediamo a che cosa possa servire una previsione di spesa di questo tipo, a fronte delle tante emergenze, sociali e infrastrutturali che l’Italia potrebbe fronteggiare con quegli stessi soldi. “A guadagnare da queste scelte – chiude l’associazione – non saranno certo i cittadini, ma solo chi andrà ad aprire quei cantieri che si candidano già a diventare infiniti, ossia, in larga parte, la Società Impregilo. Il Governo pensi piuttosto alle necessarie opere di mobilità e di messa in sicurezza delle infrastrutture esistenti”.

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