Pubblicato in: Clima

Copenhagen: la posizione dei Grandi della Terra

di luca.pistolesi 1 dicembre 2009
By cindy47452

By cindy47452

Il summit sul clima di Copenhagen si apre tra una settimana e lo scacchiere sembra ormai pronto. Se dieci giorni fa la Conferenza sembrava morta ancor prima di nascere, le notizie degli ultimi giorni hanno riacceso una speranza di riuscire a raggiungere un accordo sulle questioni importanti. Tuttavia, la partita deve ancora cominciare e potremmo assistere a nuovi colpi di scena, sia in bene che in male. Ecco un breve resoconto della posizione assunta dai leader mondiali alla vigilia del summit.

DANIMARCA – UNIONE EUROPEA
Al padrone di casa danese, il premier Lars Løkke Rasmussen, spetta il diritto di dettare l’agenda del summit e di impostare la bozza sulla quale lavorare. Rasmussen gode dell’appoggio dell’Unione Europea, che ha già approvato il piano del 20-20-20 (cioè, del 20% di taglio alle emissioni e del 20% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020) e che sta pensando di aumentare il target al 30% entro il 2020 (sempre calcolando le emissioni sui livelli del 1990). Dalla Danimarca è poi stata resa nota la bozza di accordo che Rasmussen intende presentare: prevedrebbe un taglio delle emissioni del 50% entro il 2050 (sui livelli del 1990), con un picco delle emissioni previsto per il 2020. Del taglio complessivo dovrebbero farsi carico per l’80% i Paesi di prima e seconda industrializzazione e per un 20% dei Paesi in via di sviluppo.

STATI UNITI
Barack Obama, forse per farsi perdonare la sciagurata dichiarazione di Singapore, ha deciso di partecipare di persona al summit il giorno 9 dicembre. Fonti della Casa Bianca fanno sapere che altri grandi leader, attesi a Copenhagen la settimana successiva, starebbero pensando di anticipare il loro intervento per interloquire direttamente con Obama. Gli Stati Uniti, secondo le ultime dichiarazioni, sarebbero disposti a siglare un patto vincolante sulla riduzione delle emissioni nell’ordine del 4% entro il 2020, del 18% entro il 2025 e del 32% entro il 2030, calcolato sui livelli del 1990. Va detto che questo piano è in linea con la proposta che Obama sta cercando di far passare al Congresso, cosa tutt’altro che scontata.

CINA
La Cina ha deciso di mandare al vertice il premier Wen Jiabao e, dopo mesi di tentennamenti, si è finalmente decisa a quantificare lo sforzo che intende fare per ridurre le emissioni. L’intenzione è di divenire “più efficienti” del 40-45% entro il 2020, cioè di ridurre quasi della metà la quantità di emissioni di CO2 per unità di prodotto interno lordo. Ciò vuol dire che la Cina, ancora una volta, rifiuta di ragionare in valori assoluti, e cerca di proteggere la propria crescita economica. Se infatti il Paese asiatico continuasse a crescere al ritmo dell’8-9%, la maggior efficienza non garantirebbe il calo delle emissioni totali.

INDIA
Come si sapeva, l’India sarà difficilissima da convincere. Quarto per le emissioni di gas serra globali, un mancato accordo con questo Paese manderebbe all’aria l’intero vertice. Il problema è che le condizioni poste dall’India sono totalmente antitetiche alla bozza presentata dal padrone di casa Rasmussen e sostenuta dall’Europa. L’india pretende: primo, che non ci siano vincoli sulla riduzione delle emissioni serra, che  nei paesi recentemente industrializzati sono ancora legate alla crescita del Pil. Secondo: nessun controllo internazionale senza aiuti economici. Terzo: nessuna data per il picco delle emissioni che alterano il clima. Quarto: niente barriere economiche sulle merci ad alto impatto climatico prodotte nei paesi in via di sviluppo.

BRASILE
Il Brasile è l’altro Stato-chiave nella lotta ai cambiamenti climatici, perché da esso dipende la lotta alla deforestazione, condizione indispensabile per il riequilibrio dei livelli di CO2. Il Presidente Lula sembra deciso a proporre un piano dettagliato e molto rigido per bloccare le speculazioni internazionali sulla foresta e bloccare la deforestazione, e si è detto favorevole ad un taglio delle emissioni vicino al 40% entro il 2020.

Una replica a “Copenhagen: la posizione dei Grandi della Terra”

  1. Antonio ha detto:

    Vediamo se faranno queste cose. E poi il brasile deve piantare di nuovo tutti gli alberi.