Plastica a chilometri zero e senza petrolio: una rivoluzione emiliana

di Anna 21 giugno 2012

Cosa succede se chi produce gli ski-pass si rende conto che i suoi prodotti inquinano il mondo? Succede che qualcuno si potrebbe dare alla produzione di plastica biodegradabile, non derivata dal petrolio e prodotta sul territorio.

Pare che a Minerbio sia cominciato tutto così, nel 2006. Non tanto lontano da dove Giulio Natta (Nobel per la chimica, assieme a Karl Ziegler) fece nascere il polipropilene isotattico, Marco Astorri e il suo socio francese Guy Cicognani, stanchi di vedere le targhette per accedere agli impianti sciistici gettate nella neve, si sono messi online alla ricerca di una soluzione più ecostostenibile.

Dalle ricerche salta fuori che un gruppo di ricercatori universitari sul Pacifico stanno sviluppando la molecola PHA, concepita nel 1926 dal biologo francese Maurice Lemoigne. La molecola deriva dal melasso, uno scarto di lavorazione dello zucchero, ce consente di produrre materia plastica biodegradabile al 100%.

Quindi Astorri e Cicognani ne comprano il brevetto per 250mila dollari e affidando la sperimentazione del nuovo polimero Minerv, simile al policarbonato, a un esperto di fermentazione, Simone Begotti. Nel 2008, da Bruxelles arriva la conferma che il polimero si dissolve in terra, acqua dolce e salata senza alcun residuo.

Allora si può partire con una Sturtup: non però con finanziamenti pubblici o delle banche, ma stringendo un accordo con i produttori di barbabietole da zucchero locali. La cooperativa agricola emiliana CoProB produce il 50% dello zucchero italiano e ha alti costi di smaltimento del melasso. Grazie a questo patto, invece, i soci della cooperativa diventano titolari in licenza dell’impianto BioOn che sta per sorgere in Emilia.

Fabbriche a chilometro zero, che sorgeranno dove ci sono le materie prime: due in Europa, una negli Stati Uniti, costruite con l’aiuto del colosso degli impianti industriali Techint e plasmate a forma di batterio, sul disegno dell’architetto bolognese Enrico Iascone.

Il progetto è stato presentato lo scorso aprile al Salone del Mobile. Da allora le porte del laboratorio di Minerbio continuano a essere bussate da imprenditori di tutto il mondo. Le prospettive per il Minerv sembrano rosee oltre ogni previsione: di qui a breve potrebbe essere usato per produrre imballaggi, accessori di moda, componenti hi-tech e molto altro.

Che sia l’inizio di una rivoluzione ecosostenibile?

 

Guarda la presentazione Minerv di Marco Astorri:

Una replica a “Plastica a chilometri zero e senza petrolio: una rivoluzione emiliana”

  1. nickgiamb ha detto:

    finalmente….con gioia e curiosita’ ho letto questo articolo,e con piacere mi rendo conto che sempre piu’ persone e imprenditori sono interessati a come cercare di produrre sistemi e materiali ,che aiutano ad inquinare il meno possibile l’ambiente.spero che questa nuova tecnologia possa essere il piu’ presto possibile realizzata ,e che possa essere un’opportunita per aziende che credono nella tutela dell’anbiente…..