La BP: “Chiuderemo la falla con fango e cemento”

di Giovanni 18 maggio 2010

La falla del Golfo del Messico

La BP ha scelto: tra i tanti possibili tentativi di fermare la falla, sarà tentato quello di iniettare ad alta pressione del fango in profondità, in modo da ridurre temporaneamente la portata della perdita, per poi sigillare definitivamente l’apertura con il cemento.

La decisione è stata presa domenica, in seguito al parziale successo riportato dalla BP nel suo ennesimo tentativo di pompare a bordo di una nave il greggio fuoriuscito. Stavolta è stato usato un tubo d’acciaio lungo un chilometro e mezzo, che con qualche difficoltà e dopo diversi tentativi, è stato inserito nella sezione di tubo danneggiata dall’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon.

Sebbene dopo pochi minuti la pressione abbia fatto saltare “l’allaccio”, la BP ha dichiarato di essere riuscita a recuperare parte del gas (subito bruciato) e del petrolio (filtrato e immagazzinato dalla nave). Il passo successivo, da attuare entro una settimana, è invertire il senso dell’azione, iniettando a forza il fango, che è già stato caricato in grande quantità (quasi 4 mila metri cubi) su una nave in superficie.

Intanto la BP ha preso tempo e ha detto di non sapere nulla della enorme macchia nera che alcuni scienziati hanno rilevato nelle profondità marine. Secondo queste ricerche, il petrolio in superficie sarebbe soltanto la punta dell’iceberg di questo disastro ambientale: ci sarebbero delle enormi “nuvole nere” nell’Atlantico, sospese a mezza via tra la superficie e il fondale marino, una delle quali sarebbe lunga 16 chilometri, larga quasi 5 e spessa oltre 90 metri.

Fonte: New York Times.

Una replica a “La BP: “Chiuderemo la falla con fango e cemento””

  1. antonello laiso ha detto:

    La Bp ha fatto sin ora troppi esperimenti andati a male, i suoi sforzi per porre rimedio al gravissimo danno forse uno dei piu’ grandi della storia petrolifera sono falliti,il governo americano deve estromettere la bp dal compiere eventuali tentativi ed affidarsi ai maggiori tecnici esperti del settore (Saipem Eni,Qwait petroleum ecct)il disastro se non fermato arrechera’ per anni (si ipotizza una costante perdita sino all’ esaurimento di un pozzo petrolifero che mediamente puo’ durare due tre anni)danni incalcolabili a cui non potremo porre piu’ rimedio , l’ ecoambiente marino sara’ sconvolto definitivamente, il livello delle acque salira’ matematicamnete,con tutte le conseguenze che non oso immaginare e scrivere.