230 km di barriera galleggiante per proteggere la Louisiana

di Giovanni 7 maggio 2010
Foto: Nyt

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Dopo il disastro ecologico dell’esplosione della piattaforma della BP, gli Stati Uniti corrono ai ripari, “srotolando” un serpentone infinito di barriere galleggianti. Attualmente la BP è impegnata a cercare di bloccare la perdita: finora è riuscita ad attappare soltanto la falla più piccola delle tre che si erano aperte, e sta cercando di posizionare una calotta sopra le altre due falle, in modo da riuscire a convogliare il petrolio fuoriuscito e a pomparlo a bordo delle navi.

Nel frattempo, le autorità statunitensi stanno cercando di limirare i danni ecologici, già pesantissimi, che potrebbero diventare irreparabili se la corsa della marea nera dovesse arrivare indisturbata sulle coste e, ancora peggio, nell’area del delta del Mississippi. La soluzione migliore (anche se non risolutiva) è finora stata quella di posizionare delle barriere galleggianti, in grado di contenere le maree nere e di assorbire l’olio.

Il Governatore della Louisiana Bobby Jindal ha detto che ci sarebbe bisogno di circa 230 chilometri di barriere per proteggere in maniera adeguata le coste del suo Stato. La BP, che ha accettato di farsi carico di tutte le spese, sta comprando barriere galleggianti in tutto il mondo, oltre ad averne commissionato la produzione ad una ditta locale. Nei giorni scorsi, però si è aggiunto anche il problema del mare in tempesta, che oltre a rendere meno efficaci le barriere, ne ha danneggiato larga parte. Il destino dell’ecosistema di questo angolo di Oceano Atlantico sembra appeso a un sottile filo. Galleggiante.

Fonte: New York Times.

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