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Amianto, Legambiente denuncia: “In 20 anni pochi passi avanti”

di luca.pistolesi 16 aprile 2012

L’amianto uccide ancora, nonostante siano già passati venti anni dall’approvazione della legge 257/92, che lo ha messo al bando. E’ la denuncia di Legambiente, che sottolinea come i passi avanti fatti per la bonifica siano davvero insufficienti.

Secondo uno studio della stessa Legambiente, sarebbero 50mila gli edifici pubblici e privati coperti ancora oggi dal cemento-amianto, per un totale di 100 milioni di metri quadrati di onduline, a cui vanno aggiunti 600mila metri cubi di amianto friabile. Il CNR stima che sul territorio nazionale siano ancora installate sui tetti dei edifici circa 32 milioni di tonnellate di onduline.

Il tutto, mentre i malati di mesotelioma (il tumore da asbesto, strettamente correlato all’inalazione di polvere d’amianto) non accennano a diminuire. Anzi. “Secondo gli ultimi dati pubblicati dal Registro Nazionale Mesoteliomi istituito presso l’Inail (che dal 1993 censisce il tumore dell’apparato respiratorio strettamente connesso all’inalazione di fibre di amianto) – scrive in una nota Legambiente – sono oltre 9mila i casi riscontrati fino al 2004, con un esposizione che circa il 70% delle volte è stata professionale”.

“Nessuna regione è esclusa – continua la nota – e tra le regioni più colpite ci sono il Piemonte (1.963 casi di mesotelioma maligno), la Liguria (1.246), la Lombardia (1.025), l’Emilia-Romagna (1.007) e il Veneto (856). E si prevede che i casi tenderanno ad aumentare nei prossimi anni.” E non è un caso che sia il Piemonte la regione più colpita, vista l’altissima incidenza dei tumori da asbesto in vicinanza agli stabilimenti dell’Eternit, tra i quali, appunto, quello di Casale Monferrato.

Legambiente conclude chiedendo uno sforzo al governo Monti, perché mantenga gli incentivi per coloro che decidono di smantellare il tetto in amianto sostituendolo con i pannelli fotovoltaici, l’unica forma di finanziamento pubblico attivo finora per chi effettua la bo. “Devono essere investite risorse pubbliche che permettano di avviare gli interventi di risanamento – ha detto Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente – insieme alla pianificazione e alla realizzazione di impianti di trattamento e smaltimento dei materiali”

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